L'aquila e la civetta (Cuore)

 
Articolo pubblicato sul Cuore il 21/1/1922
L’aquila è un grosso uccello di rapina. Uccide lepri, agnelli, capretti. L’hanno vista qualche volta innalzare nell’aria persino dei bambini!
Ha lo sguardo feroce, il becco adunco, i grandi artigli, la voce rauca.
Intorno al suo nido sono sparse le spoglie delle vittime: teste, ossa, penne, brandelli di carne, grumi di sangue.
La civetta, invece, non fa del male, come l’aquila,; ma fa del bene: essa distrugge i topi campagnoli, tanto dannosi perché rodono le radici degli alberi e mangiano le spighe del frumento.
Eppure nessuno può vederla la povera bestia! Le donne, quando sentono il suo grido si turano le orecchie, per paura; gli uomini la incatenano ad un bastone, per servire di zimbello. Uccello del mal augurio!
L’aquila, che vive uccidendo e rubando, tutti l’ammirano, tutti si infiammano alla sua vista.
E’ sui berretti dei generali, sugli stemmi, sulle bandiere, sulle monete, sulle decorazioni, sui francobolli.
La civetta, che veglia di notte per difendere i nostri campi dai roditori, è un uccello ignobile, e finisce inchiodato vivo su una porta. L’aquila che vive di rapina, è un nobole uccello, e finisce sullo scettro dei re.
Così va il mondo ragazzi …
Scalarini