Il Tesoro automatico (Libera Stampa)

Il Tesoro automatico è una cassa metallica dove si versano le entrate dello Stato e donde si prendono i denari per le pubbliche opere. L'apparecchio è doppio. Da una parte escono i denari per le opere di pace
e dall'altra quelli per le opere di guerra.
Si presenta davanti all'apparecchio un sindaco socialista. Gira una manovella ed una voce fioca risponde di dentro:
- Pronti! Che cosa volete?
- Dei milioni.
- Per la pace o per la guerra?
- Per la pace, si capisce ….
- Bisogna specificare.
- Per costruire le case, le ferrovie, i porti, i canali, le strade, le scuole,  i sanatori, per bonificare le terre, per ricostruire ….
 _ Ma dove volete che li vada a prendere i denari per queste opere! Voi
 siete matto!
Il povero sindaco seguita a girare la manovella: il Tesoro automatico non funziona più.
Si presenta poco dopo dinanzi all'apparecchio un generale. Chiama, e la voce risponde di dentro:
- Pronti! Che cosa comanda?
- Dei miliardi.
- Per la pace o per la guerra?
- Per la guerra.
- Per la guerra?
- Ma quanti ne vuole? Si figuri! Abbia la cortesia di specificare.
- Ecco. Per sventrare le case …
Allora esce dall'apparecchio una enorme pala colma di monete d'oro.
- Per demolire i ponti…
Giù! Un'altra palata.
- Per distruggere le ferrovie, per tagliare le strade, per far saltare in aria le officine, per vuotare le stalle, i boschi, per affondare le navi …
- Giù le palate d'oro!
- Ne volete ancora?
- Si per seminare la cancrena, il tifo, la dissenteria, il tetano, la meningite, la scabbia, la grippe, la malaria, la tubercolosi.
- Giù palate d'oro!
- Ancora?
- Sì per congelare gli arti, per sconvolgere i cervelli, per rompere le spine dorsali, per strappare gli occhi, per spezzare le membra…
- Giù le palate d'oro
- Ancora?
- Sì per la fame, per la sete, per il freddo, per il sonno, per la morte
- Dal tesoro automatico seguitavano ad uscire le pale colme di monete, sollevando un polverio d'oro che per tutto si posa, e tutto vela ed annebbia: i giornali, i libri, le bandiere dei partiti, i banchi del Parlamento: tutto!
 
Scalarini