Immeritato diploma

di "amico di Mussolini"
Articolo comparso sull'Avanti! il 1/8/1948

Conobbi Mussolini sul principio del 1913 quando venne a dirigere l'Avanti!, e rimasi con lui sin verso la fine del 1914, quando dovette lasciare il giornale, perché si era dichiarato favorevole alla guerra.
Stemmo insieme, così due anni, ma un'amicizia vera e propria non ci fu mai, un po' per il mio carattere selvatico, e un po' per il suo, non molto disposto alle amicizie, tant'è vero che Mussolini di amici non ne ebbe.
Veniva dal Trentino, dove vicino a Battisti, si era imbevuto di irredentismo.
- Se scoppia una guerra con l'Austria, - mi disse un giorno - io ci vado.
- Ma io no, gli risposi.
- Anche se fosse una guerra di difesa?
- Anche quella. I poveri non hanno niente da difendere: il patrio suolo deve difenderlo chi lo gode.
Ricordo un disegno che rappresentava una nuda soffitta. -La guerra diceva
un povero uomo ai suoi ragazzi - serve a difendere i nostri beni dallo straniero.
Quando gli mostravo i miei disegni, mi confessava che non se ne intendeva, e infatti la satira non la capiva; la capì però quel giorno che pubblicai un disegno, intitolato Giuda, che rappresentava Cristo raggiante, sulla vetta di una montagna e dietro di lui, nell'ombra, Mussolini che gli si avvicinava piano piano, armato di pugnale, per colpirlo alle spalle. Una mano pietosa cancellò i 33 denari. Quando lo vide, montò in bestia. - Guarda - disse a Riboldi - come mi tratta quell'infame Scalarini.
Questa fu una delle poche volte che lo misi chiaramente sul giornale,perchè io combattevo le istituzioni e non le persone: la guerra e il fascismo, non Mussolini.
Serrati ci aveva poi, ordinato di non nominarlo mai, per nessuna ragione, come non esistesse, e questa, diremo così, dichiarazione di morte lo rendeva furibondo. Una volta disegnai una fila di tombe lungo il Rubicone, coi nomi degli annegati, fra i quali c'era anche il suo, ma Serrati lo cancellò.
Nel 1914 venni processato con lui ed altri redattori, alle Assise di Milano per l'eccidio di Rocca Gorga. Fummo assolti.
Scoppiata la guerra europea, il veleno irredentista sconvolse il cervello di Mussolini che si dichiarò, come dissi, favorevole alla guerra, e venne, perciò, scacciato dal partito. Lo vidi, il giorno dopo l'espulsione, al giornale. - Guarda - gli dissi - che cosa pubblicherò domani: gli orrori della guerra: il bersagliere Mussolini uccide il socialista Mussolini.
Cominciò la campagna per la neutralità. In un disegno: il teatro della guerra, si vedeva un teatro di burattini, e il capitalista. che faceva ballare Mussolini, vestito da bersagliere, con lo spadone dell'intervento; eccone un'altro: il socialista guerraiolo che cambia il motto di Marx: Lavoratori di tutti i paesi scannatevi!; eccolo dopo l'istruzione militare dei Fasci che grida: - Rompete le file del ... del partito socialista!; eccolo che spiana l'arma contro il proletariato che avanza, mentre il capitalista, coi profitti di guerra, si nasconde, tremebondo, dietro le sue spalle; ecco la banda interventista, da lui diretta, che invita il Paese ad entrare nella trappola della guerra; eccolo nel manicomio che grida: la peste ci vuole, per l'onore della nazione, e sottrarsi alle sue maligne influenze è opera di cattivi cittadini, eccolo, lui, il pazzo, che ci urla contro, perché non abbiamo smarrita la ragione!
Scoppiata la guerra, ecco la banda che spinge il carro, su cui è legato il Paese, al macello; eccolo alla stazione con un contadino: questi prende un biglietto per la guerra di andata sola, e Mussolini uno di andata e ritorno.
Salito al potere, eccolo col cilindro in capo e il portafoglio sotto il braccio nella povera stanza di Mussolini direttore dell'Avanti, a intimargli il silenzio; eccolo a cavallo, nella schiera dei dittatori che calpestano le tombe del Diritto, della Libertà e della Democrazia; eccolo, sempre a cavallo, nella lunga corsia d'un ospedale, dove sono ricoverate le vittime del bastone fascista.
Nel 1926 il giornale venne soppresso, ed io venni inviato al confino. A Lampedusa, a Ustica, a Istonio, trovai molti funzionari, ufficiali, agenti che mi conoscevano, sapevano che ero stato con Mussolini all'Avanti!, ed erano convinti che ero ancora suo amico.
- Ma che amico! Sono stato con lui, molti e molti anni fa! Ma adesso ogni relazione è cessata.
- Andiamo! Via!
- Fra lui e me - rispondevo ridendo - non c'è la relazione che passa fra il gatto e il topo. Non ci credete? Ma non vedete che mi ha
mandato al confino?
- La politica giuoca di questi scherzi, caro signore. Lei è stato, è, e rimarrà sempre suo amico, perché certe amicizie non si rompono mai. E per quanto facessi, non ci fu mai verso di sfatare questa leggenda. Se andavo, per esempio dal direttore della colonia, per chiedergli un favore, un permesso o altro, mi rispondeva: Ma perché non fa una domanda al Ministro? A lei, ch'è amico di Mussolini, non dirà certamente di no!
Oppure un popolano: - Lei ch'è amico di Mussolini, non potrebbe farmi la carità di scrivergli, per questo o per quell'altro?
- Amico di Mussolini - con questo diploma girai tutti i campi di concentramento.
Un giorno, alcuni mesi prima della sua terribile fine, mi mandò a salutare per mezzo di Carlo Silvestri: la fiamma dell'odio si era spenta ancora prima che si spegnesse in piazzale Loreto ed io tornai quel giorno l'amico di Mussolini.
SCALARINI